Chiunque spinga almeno una volta la settimana il carrello della spesa sa bene di cosa stiamo parlando.
I prezzi di tutti i beni venduti nei supermercati ed ipermercati italiani sono aumentati ben oltre i già complicati dati rilevati da ISTAT, e nell’arco di un paio di anni fare la spesa costa almeno il 25/30% in più. Gli italiani si sono dovuti arrangiare, modificando i consumi, riducendo quelli dove i prezzi sono cresciuti di più, come nel settore ortofrutticolo, e spostando la spesa verso i discount, che però in questa fase hanno aumentato i prezzi persino più di supermercati e ipermercati.
Pressoché totale l’inazione dei Governi rispetto a questo dramma, che precipita in un paese dove l’erosione di salari e pensioni, portata dall’inflazione, ha ingigantito il problema. In questo contesto il Governo Meloni bissa l’inutile, se non dannosa, iniziativa dell’esposizione dei prezzi medi dei carburanti con una iniziativa convenuta con le aziende del settore, pomposamente sottoscritta nei giorni scorsi come “Patto anti-inflazione”. Un patto che prevede l’autonoma definizione di un piccolo paniere di beni di largo consumo, autonomamente deciso dalle stesse aziende. Un panierino al quale verrebbe applicato l’assai modesto sconto del 10%, peraltro escludendo carni e frutta/verdura.
Controlli? Nessuno, prima, durante e dopo.
Prima, per verificare che il prezzo che viene scontato non sia stato incrementato nei giorni precedenti. Durante, per verificare che non vi siano effetti negativi sui prodotti esterni al panierino.
Dopo, per evitare che un modesto e breve sconto, di appena tre mesi, non abbia come effetto quello dell’aumento di quei prodotti oltre il prezzo originario, a gennaio 2024.
Ma su tutto questo precipita l’evidente inconsistenza dell’iniziativa, che influirà sugli scontrini per una cifra ridicola, come ha anche riconosciuto il Presidente di Federdistribuzione. L’impressione è che chi ci governa non abbia a disposizione gli elementi di base, le minime conoscenze in materia di consumo, di formazione dei prezzi e dei margini. L’idea poi che si possa affidare alla grande distribuzione ed alle aziende produttrici il compito di contenere l’inflazione, una emergenza che gli stessi hanno contribuito a creare, è davvero balzana.
Sarebbe necessaria una ben più importante iniziativa da parte del governo. Avremmo bisogno, ad esempio, di una grande azione sinergica, a tutti i livelli, che studi quanto accaduto in questi ultimi due anni. I primi aumenti sono stati giustificati dalla crescita dei costi energetici e di alcune materie prime, ma quando i prezzi sono rientrati ai livelli precedenti, o poco sopra, i prezzi non solo non sono calati, ma hanno continuato a salire. Sapere cos’è accaduto e identificare eventuali speculazioni, è indispensabile se non vogliamo trovarci il prossimo inverno con una ulteriore forte ondata di rincari. Il Governo dovrebbe verificare se vi sono stati in questi ultimi anni accordi di cartello, tra produttori e tra distributori. Dovrebbe verificare se davvero gli spaventosi aumenti dei prodotti ortofrutticoli sono stati determinati da cali di produzione, oppure da speculazioni. Dovrebbe esaminare la differente percezione tra consumatori e ISTAT rispetto agli aumenti.
Certo, la definizione dei prezzi non può che essere libera; ma il Governo, tramite il Garante dei prezzi dovrebbe mettere sotto controllo i listini, rendere pubbliche le loro variazioni, catena per catena, territorio per territorio, utilizzando la trasparenza come arma di controllo sui prezzi. Infine vanno verificati gli effetti di tutto questo sui bilanci di produttori e grande distribuzione, e se ci sono stati degli extraprofitti questi vanno tassati e restituiti ai consumatori.
Nulla di tutto questo da parte del Governo Meloni; si agisce tardi e male, imitando l’iniziativa francese dello scorso marzo, chiedendo nei fatti clemenza sui prezzi alle aziende del settore. L’effetto sarà il medesimo dei cartelli con il prezzo medio dei carburanti: una iniziativa inutile, anzi dannosa.
Articolo “Realizzato nell’ambito del Programma generale di intervento della Regione Emilia Romagna con l’utilizzo dei fondi del Ministero delle imprese e del made in Italy ai sensi del . D.M. 6 maggio 2022 “ S.M.